Ad Anzio non c'è solo il mare.
09-05-2024 23:35 - dibattiti
L’economia agricola, questa sconosciuta.
Il caso della località Sacida: il futuro ha un cuore antico
di Nicola Capozza
Il caso della località Sacida: il futuro ha un cuore antico
di Nicola Capozza
Nel Comune di Anzio, non c’è solo il mare. Basta voltarsi indietro per vedere un vasto territorio agricolo, molto fertile, punteggiato da insediamenti di piccole e medie attività contadine e agricole, agriturismi, vivai, serre di ortaggi e frutti. Ad occhio e croce ne contiamo almeno una trentina.
Il futuro ha sempre un cuore antico, quello della terra.
Le radici degli insediamenti socio-abitativi vedono come attori anche alcune famiglie italiane provenienti dalla Libia, che, fuggendo dalla guerra mussoliniana nel 1942, diedero vita con enormi sacrifici anche a cooperative per la coltivazione delle terre e poi urbanizzarle per avere un tetto.
Le radici degli insediamenti socio-abitativi vedono come attori anche alcune famiglie italiane provenienti dalla Libia, che, fuggendo dalla guerra mussoliniana nel 1942, diedero vita con enormi sacrifici anche a cooperative per la coltivazione delle terre e poi urbanizzarle per avere un tetto.
Una di queste Società è la SACIDA di Anzio (acronimo di Società Agricola fra Coloni Italiani D’Africa). Nacque così il Comprensorio Sacida, appunto. E di questo vogliamo parlare.
E’ un vasto territorio che dalla zona industriale di Padiglione digrada al mare fino al Lido dei Pini. Una ottantina di famiglie, grazie ai loro risparmi e ai pochi finanziamenti statali della Repubblica, acquistarono nel 1954 lotti di terra dalla famiglia Borghese e iniziarono a produrre mezzi di sostentamento cibario, poi a costruirsi le case, aiutandosi gli uni con gli altri, persino cucinando e mangiando insieme.
E’ un vasto territorio che dalla zona industriale di Padiglione digrada al mare fino al Lido dei Pini. Una ottantina di famiglie, grazie ai loro risparmi e ai pochi finanziamenti statali della Repubblica, acquistarono nel 1954 lotti di terra dalla famiglia Borghese e iniziarono a produrre mezzi di sostentamento cibario, poi a costruirsi le case, aiutandosi gli uni con gli altri, persino cucinando e mangiando insieme.
Il primo spaccio di generi alimentari (e non) fu realizzato in via Cavallo morto, angolo via Cipriani, come pure la costruzione del primo generatore di corrente. Poi la Cooperativa fallì, gli eredi vendettero e frazionarono le loro case e il declassamento dell’economia contadina fecero il resto a vantaggio di quella residenziale.
Oggi la zona presenta numerose serre di coltivazione di ortaggi, impianti di biogas di via Spadellata e, nella via omonima, il grande tempio Sikh. Nel 1980, alcuni archeologi portarono alla luce quaranta urne cinerarie risalenti ad una necropoli del 2000-1500 a.C. (sito di Colle Rotondo). Un altro tesoro coperto dalla terra.
In alcuni convegni recenti, organizzati da varie reti di impresa, con il supporto di esperti urbanisti e operatori turistici e culturali, si è parlato del futuro sviluppo di Anzio, che, ad un anno dalla fine del periodo prefettizio di commissariamento del Comune, potrebbe essere progettato con l’insediamento del prossimo Sindaco.
Ebbene, in questi incontri ad alto livello era assente completamente la questione sociale, ambientale ed economica del settore primario (ops!) dell’agricoltura. Come se essa fosse un ferrovecchio in tempi di post modernismo.
Inspiegabile oggi che tutti, retoricamente, straparlano di transizione ecologica, di green economy ad ogni riga dei loro scritti.
Tra il dire e il fare c’è davvero il mare.
fine/
Leggi QUI la visita del 2019 di Cittainsieme alla Sacida