22 Dicembre 2024

La Fornace.

25-04-2018 16:45 - Anzio
Fu l’insediamento industriale più importante del territorio fino alla costruzione della Colgate-Palmolive, arrivando a occupare negli anni ‘60 quasi 100 persone.

Lo stabilimento era costituito da un lungo corpo centrale, esteso per un centinaio di metri, diviso in 16 ambienti contigui che erano i forni in cui avveniva la cottura dei prodotti d’argilla; tali camere lavoravano in cascata eseguendo i successivi passaggi richiesti dalla lavorazione: preriscaldamento, cottura, raffreddamento, estrazione.
Il fuoco era alimentato a carbone.

Nel piazzale esterno veniva stipato sia il prodotto da lavorare che il prodotto finito.
In un altro edificio avveniva l’impasto dell’argilla e la colatura negli stampi degli oggetti da cuocere (mattoni, tavelloni, tubi, ecc.).
L’argilla veniva estratta dalla vicinissima cava situata in riva al mare, subito sotto la strada litoranea. Per trasportare l’argilla dalla cava allo stabilimento si utilizzavano carrelli su binari ed il binario passava in un tunnel che passava, e passa tuttora, sotto la strada.

La fornace era già in funzione alla fine dell’Ottocento. Era stata realizzata su un terreno della famiglia Borghese, proprietaria di molti terreni del circondario.
Fu gestita dalla famiglia Bardini fino agli anni ’40, cessando la produzione a causa della guerra.
Subito dopo la guerra, nel 1946, fu rimessa in moto dai signori Reali, Vicentini e Leonardi che acquisirono l’area comprendente l’edificio di cottura, quello degli uffici, i depositi e la palazzina tuttora visibile all’angolo fra via Odino e l’Ardeatina comunemente nota come "il Casale".
L’industria assunse il nome di “Ceramica di Anzio” e sfornò laterizi in abbondanza grazie alla forte richiesta dell’attività edilizia che pervase tutto il comune. Nel Casale erano alloggiate alcune famiglie di operai e un suo locale era adibito a mensa di fabbrica.

Cessò di operare nel 1965 a causa dell’inagibilità della cava d’argilla sulla spiaggia antistante che, dopo tante estrazioni, rischiava di crollare portandosi giù anche la soprastante via litoranea. Né si poté attingere agli altri giacimenti d’argilla presenti lungo la costa perché erano ormai irraggiungibili a causa delle costruzioni sopravvenute. C’è da ricordare che alcuni anni prima, proprio un cedimento della parete sabbiosa della cava aveva provocato la morte di due operai rimasti sepolti dalla frana.

Negli anni ‘70 l’edificio centrale fu demolito e parzialmente ricostruito per un tentativo speculativo bloccato sul nascere. Rimangono invece ancora visibili lungo via Odino, sia quello dedicato alla produzione di tubi in cemento sia la palazzina di tre piani. Sulla parete esterna di questa è affissa una lapide che ricorda che l’area circostante fu il campo britannico di riparazione dei mezzi militari durante i mesi dello Sbarco del 1944.

L’intera area divenne poi, ed è tuttora, oggetto di ricorrenti pressioni edilizie che tentano di convincere la proprietà a lottizzarla, mentre sarebbe auspicabile che venisse preservata, magari in una forma di convenzione remunerativa per i prorietari, come unica AREA VERDE AD USO PUBBLICO disponibile per gli adiacenti quartieri Colonia, Marechiaro e Sirene, già fin troppo fittamente edificati.
Una destinazione ideale per la palazzina "Casale" sarebbe per esempio proprio quella di ospitare il Museo dello Sbarco alleato, sia per decentrare dal centro storico un punto attrattivo di visitatori, sia per la possibilità di utilizzare parte dello spazio circostante per esporre mezzi militari dell’epoca bellica, spazio non disponibile nella attuale sede del museo (Villa Adele) né in quella programmata (ex sede Polizia locale in vicolo dei Fabbri). Del resto su quella spiaggia, a pochi metri dalla cava d'argilla, c'è ancora una casamatta di avvistamento antisbarco, sciupata ma ancora visitabile.

Vittorio Mallozzi, illustre concittadino a cui è intitolata la Riviera di Ponente di Anzio, nacque nel 1909 proprio alla fornace Bardini e vi lavorò come operaio insieme al fratello. Partecipò nelle file delle Brigate Internazionali alla guerra civile spagnola del 1936, nel '38 si spostò in Francia dove nel '40 venne arrestato dagli occupanti nazisti e rimpatriato in Italia; qui fu confinato a Ventotene. Ne uscì alla caduta del Fascismo (25 luglio 43) e dopo l'armistizio (8 settembre 1943) iniziò a combattere i tedeschi. Venne catturato dai nazisti e fucilato dai fascisti a Forte Bravetta il 31 gennaio 1944, pochi giorni dopo lo Sbarco di Anzio. Fu insignito della medaglia d'oro al Valor Militare.


Claudio Tondi
[Testo aggiornato al gennaio 2024]



Fonte essenziale di queste note è l’ottimo volume “Anzio Colonia, la Fornace e i Lidi” di Antonio Cappuccia stampato nel 2021 a cura di Anzio Futura.

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