Bravissimi i due relatori che hanno saputo tener desta l'attenzione del pubblico per ben due ore, illustrando tra il serio e il faceto questo periodo di grande turbolenza ma anche di grandi cambiamenti a cavallo di Cinquecento e Seicento.
Il Prof. Francesco Bonanni ha spaziato sugli eventi storici soffermandosi anche su aneddoti curiosi come la derivazione del termine "giacca": questo indumento simbolo di classe sociale in realtà deriva dalle rivolte paesane nel Medio Evo in Francia. I contadini venivano allora chiamati in segno di derisione "bonhomme Jacques" e le loro rivolte "jacqueries", perché per ripararsi alla meglio indossavano curiosi indumenti intrecciati con filo di ferro che assomigliavano appunto a delle giacche. Niente di più plebeo quindi! Oppure perché i napoletani nel periodo di ricchezza prima della stretta dei Borboni venivano chiamati "mangiafoglie". La Storia ci insegna anche questo.
Il Prof. Antonio Silvestri ci ha introdotto nel vivo dell'opera del Caravaggio, nei suoi colori, nei suoi personaggi così innovativi e provocatori da attirarsi gli strali dei critici e della Chiesa. Ma è soprattutto nel suo geniale utilizzo della luce che si legge come il Caravaggio abbia in realtà una grandissima percezione della Fede: Dio è Luce, ma è anche vero che se la Chiesa è di Cristo essa è amministrata dagli uomini.
Con questo ricco bagaglio non ci resta che incontrare sabato prossimo con una nuova consapevolezza il genio innovativo - e per questo a suo tempo incompreso - di questo grande pittore.
Claudia Sebastiani / 15 marzo 2025
foto di MG.Vasta e P.Leoncini