Paola Zucco, Anzio, SCRITTURA
17-06-2024 05:47 - Catalogo degli Artisti
mi chiamo Paola Zucco
abito ad Anzio
la mia email è QUI
mi propongo nel Catalogo degli Artisti di CittaInsieme per la:
POESIA e NARRATIVA
mi presento brevemente:
Sono di Roma e mi sono trasferita tanti anni fa a Lavinio, dove venivo d’estate, ma vivo qui come fossi in un’eterna villeggiatura.
Sono avanti negli anni, ma l’entusiasmo, la creatività e la voglia di vivere si sono fermati a molto tempo fa, ma più sono consapevole che quello che ancora ho davanti è breve e più mi innamoro di questa vita!
Ho dipinto, ho creato oggetti, ho organizzato feste, ho cucito, ho ricamato, ho inventato lavori, ho fatto e faccio ancora tanto volontariato… ma la cosa che più mi affascina, quasi fosse una droga, è scrivere!
Ho scritto favole per bambini, libri di narrativa ambientati ai nostri tempi o nella storia, racconti autobiografici e di fantasia, ma soprattutto mi diverte scrivere poesie in romanesco, dialetto che ho usato per un “Galateo”, un “Pinocchio” in versione integrale e soprattutto nella trasposizione della “Divina Commedia” di Dante rendendola comprensibile e senza averne alterato il significato o gli intenti del Poeta.
la mia email è QUI
mi propongo nel Catalogo degli Artisti di CittaInsieme per la:
POESIA e NARRATIVA
mi presento brevemente:
Sono di Roma e mi sono trasferita tanti anni fa a Lavinio, dove venivo d’estate, ma vivo qui come fossi in un’eterna villeggiatura.
Sono avanti negli anni, ma l’entusiasmo, la creatività e la voglia di vivere si sono fermati a molto tempo fa, ma più sono consapevole che quello che ancora ho davanti è breve e più mi innamoro di questa vita!
Ho dipinto, ho creato oggetti, ho organizzato feste, ho cucito, ho ricamato, ho inventato lavori, ho fatto e faccio ancora tanto volontariato… ma la cosa che più mi affascina, quasi fosse una droga, è scrivere!
Ho scritto favole per bambini, libri di narrativa ambientati ai nostri tempi o nella storia, racconti autobiografici e di fantasia, ma soprattutto mi diverte scrivere poesie in romanesco, dialetto che ho usato per un “Galateo”, un “Pinocchio” in versione integrale e soprattutto nella trasposizione della “Divina Commedia” di Dante rendendola comprensibile e senza averne alterato il significato o gli intenti del Poeta.
Trascrivo qualche incipit di alcuni miei libri:
Da “La casa dei bisbigli”
Sento che le forze mi stanno abbandonando, che questi sono i miei ultimi pensieri, gli ultimi gesti, gli ultimi sguardi verso queste mie bambine che mi sono accanto e che mi sembrano ancora così piccole anche se quest’anno compiranno ben 18 anni.
Stanno ognuna a un lato del mio letto ed Elena piange, mi prende la mano e ogni tanto mi tocca la fronte per sentire quanto la febbre stia bruciando il mio corpo e si china a baciarmi, a carezzarmi e a implorarmi “Non ci lasciare!”, mentre Maria è assorta, silenziosa, con la sua forza interiore che mi ricorda tanto come ero io alla sua età, con tutto il suo dolore contenuto.
So che di qui a poco dovrò lasciarle e per sempre e questo pensiero mi procura un’angoscia nel petto, graffiante come filo spinato…
Stanno ognuna a un lato del mio letto ed Elena piange, mi prende la mano e ogni tanto mi tocca la fronte per sentire quanto la febbre stia bruciando il mio corpo e si china a baciarmi, a carezzarmi e a implorarmi “Non ci lasciare!”, mentre Maria è assorta, silenziosa, con la sua forza interiore che mi ricorda tanto come ero io alla sua età, con tutto il suo dolore contenuto.
So che di qui a poco dovrò lasciarle e per sempre e questo pensiero mi procura un’angoscia nel petto, graffiante come filo spinato…
Da “Mio fratello Costantino”
13 Dicembre 1250.
Tutto è finito!
13 Dicembre: giorno della festa di Santa Lucia, la Santa della luce!
Per Costantino è il giorno delle tenebre, il giorno che non sarebbe dovuto arrivare mai.
Io sto aiutando i camerieri privati di Costantino, per rispettare le disposizioni trascritte nel testamento, a vestirlo con il saio dei Cistercensi, l’Ordine monastico che lo aveva sempre attratto, desideroso di indossare sul letto di morte quell’umile abito piuttosto che quelli preziosi con i quali in vita ha sfoggiato i titoli di Imperatore dei Romani, Re di Sicilia, Duca di Puglia, Duca di Svevia, Imperatore del Sacro Romano Impero, Re di Gerusalemme.
Da “La pellegrina”
Tutto è finito!
13 Dicembre: giorno della festa di Santa Lucia, la Santa della luce!
Per Costantino è il giorno delle tenebre, il giorno che non sarebbe dovuto arrivare mai.
Io sto aiutando i camerieri privati di Costantino, per rispettare le disposizioni trascritte nel testamento, a vestirlo con il saio dei Cistercensi, l’Ordine monastico che lo aveva sempre attratto, desideroso di indossare sul letto di morte quell’umile abito piuttosto che quelli preziosi con i quali in vita ha sfoggiato i titoli di Imperatore dei Romani, Re di Sicilia, Duca di Puglia, Duca di Svevia, Imperatore del Sacro Romano Impero, Re di Gerusalemme.
Da “La pellegrina”
Mi chiamo Giuseppe Da Campo e sono stato per tutta la mia vita un monaco, a volte un frate mendicante, a volte un confessore, ma senza averne avuta mai la vocazione, mai la chiamata, ma neanche la costrizione e nonostante ciò ho mantenuto i voti fatti per tutta la mia lunga esistenza e non tanto per coerenza con l’abito che porto, quanto per i giorni che sono passati inesorabili, uno dietro l’altro a sommare i mesi, gli anni, fino a giungere qui senza averne avuta troppa consapevolezza.
Ora sono vecchio, tanto vecchio, ho molti più anni di quanto in media vivano gli uomini del mio tempo e la mia barba è bianca, il mio corpo è stanco…
Da “Pinocchio”
Ora sono vecchio, tanto vecchio, ho molti più anni di quanto in media vivano gli uomini del mio tempo e la mia barba è bianca, il mio corpo è stanco…
Da “Pinocchio”
PRIMO CAPITOLO
“C’era ‘na vorta un Re”, dice la gente,
ma ‘nvece nun cià corto drent’ar segno:
‘sta storia co’ li Re nun c’entra gnente.
“C’era ‘na vorta un ber pezzo de legno!”
Mo’ nun penzate a ‘n legno assai preggiato,
piuttosto a ‘n pezzo grezzo d’abbrucià’
che ‘n falegname aveva raccattato…
pe’ ‘n tavolo che doveva accommodà’.
Da “La convitata di pietra”
“C’era ‘na vorta un Re”, dice la gente,
ma ‘nvece nun cià corto drent’ar segno:
‘sta storia co’ li Re nun c’entra gnente.
“C’era ‘na vorta un ber pezzo de legno!”
Mo’ nun penzate a ‘n legno assai preggiato,
piuttosto a ‘n pezzo grezzo d’abbrucià’
che ‘n falegname aveva raccattato…
pe’ ‘n tavolo che doveva accommodà’.
Da “La convitata di pietra”
Quella mattina ero uscita per comprare un po’ di pane e poche altre cose che potevano servirmi per il pranzo, ma soprattutto per non perderne l’abitudine e non impigrirmi.
Il peso degli anni si fa sentire anche se dentro mi sembra di essermi fermata, bloccata per sempre in un’eternità che non viene più scalfita da nulla da molto tempo e quella mattina tornando a casa dopo aver scambiato le solite parole di tutti i giorni con i commercianti che conosco da una vita, mi avvicinai nell’androne alla cassetta della posta dove sembrava esserci qualcosa….
Il peso degli anni si fa sentire anche se dentro mi sembra di essermi fermata, bloccata per sempre in un’eternità che non viene più scalfita da nulla da molto tempo e quella mattina tornando a casa dopo aver scambiato le solite parole di tutti i giorni con i commercianti che conosco da una vita, mi avvicinai nell’androne alla cassetta della posta dove sembrava esserci qualcosa….