16 Luglio 2024
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A&M: il Restauratore ha toccato i cuori.

24-05-2024 22:23 - CULTURA
Ma che bell'incontro!
Tutti seduti in circolo attorno a lui, ad ascoltare il racconto a braccio di una vita fatta di curiosità e di amore per il lavoro manuale.

La mamma lo aveva mandato a bottega per evitare che nelle ore libere dalla scuola diventasse un ragazzaccio di strada, ma non sapeva che in questo modo stava accendendo una miccia: quel bambino di 10 anni ardeva dalla voglia di imparare e di fare propri i mille segreti delle lavorazioni artigiane.

E così, mentre da garzone di bottega (o "maschietto" come si usava dire allora) si spaccava il braccio a ruotare la ventola a mano per dare aria alla forgia, il piccolo Giacomo assorbiva avidamente quello che accadeva nella fucina del fabbro.
Fu lì che scoprì le rigorose norme che regolano i colpi di martello sull'incudine, scanditi e cadenzati dai colpetti preparatori che il forgiatore batte per sincronizzare l'operazione.

E dal fabbro al falegname al pittore di "trompe l'oeil" e alle decine di altri laboratori l'esperienza si andava accumulando, plasmando negli anni il Giacomo Antognarelli che abbiamo avuto il piacere di incontrare oggi al Sangallo, quarto dei sette eventi preparati da Cittainsieme nell'ambito della mostra di pittura "Arti e Mestieri".

Ci ha mostrato alcuni dei suoi attrezzi di lavoro, tutti apparentemente semplici e banali: una pialla, un martello, una lama tagliente... per farci scoprire invece che ogni attrezzo è un tesoro di know-how, il risultato di secoli di affinamento e genialità.
E così la pialla a ben guardare ha il profilo sagomato, un taglio che ad ogni passata scava nel legno non una fetta di scorza ma un rilievo decorativo.
Il martello è un cubo di legno con infisso un manico, ma nasconde all'interno un blocco di metallo che gli conferisce tanto peso da diventare inesorabile quando colpisce senza danneggiarlo il pezzo da assemblare.
La lama è una semplice striscetta di metallo semiarrugginita e fissata lungo il corpo di un bastoncino con dei distanziatori che la fanno rassomigliare a un pelapatate delle nostre cucine. Ma è in realtà un "coltello a petto", attrezzo adatto a scortecciare un pezzo di legno che va tenuto appunto puntato contro il torace mentre la lama, tirata a più riprese verso il petto, ne gratta via la superficie.

È volata via quell'oretta di racconto fitto fitto, interrotto di tanto in tanto dalla lettura di una delle sue poesie in romanesco sempre sul tema del lavoro di bottega: quella sul "fagocchio", o mastro carraio, quella sul calzolaio e quella sulla cucitura dell'abito da sposa, per terminare con la più diretta, "er Restauratore", letta dallo stesso autore.
Eccola.

Er sole sta ar tramonto e tocc’ er mare!
Volanno, li gabbiani fanno er verso;
quell’è er momento che nostro Signore
chiama a la conta tutto l’Universo!

Sona la campana che chiam’ar vespro;
le donne, ‘n chiesa, dicheno er rosario!
Si er frutto de la vita è aspro,
mejio riconsolasse cor breviario!

Pur’io sto in bottega, e cor penziero
vo’ a come m’ha sfogato la giornata,
più ce penzo e più ‘n me pare vero,
me devo rassegna’, perch’è volata!

Gira e riggira, co’ ‘sto pomacciolo,
tra tavoli, cassetti e commodini,
l’accomodo, l’allustro, li consolo,
je do voce, com’ a li regazzini!

Po’ capita’ ’n armadio, ‘na toletta;
je rifò ‘n pezzo, stringo quarche vita,
j’allustro ‘no sportello, ‘na gambetta;
‘sti mobbili ripijeno la vita!

Er pomacciolo gira e tutto brilla;
la gommalacca allustra e dà colore!
Mo vedi la mobbilia che sfavilla,
perch’er lavoro è fatto co’ l’amore!

De tutto questo, un grazie va ar Signore!
Quanno che l’artiggiano è intelliggente,
lavora co’ fierezza e co’ l’onore
ma soprattutto è ‘n omo indipendente.


Giacomo Antognarelli







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