Conclusa la mostra sull’Italcable “IL PONTE SOTTO IL MARE".
28-07-2024 23:35 - notizie
Si è chiusa domenica 28 luglio “IL PONTE SOTTO IL MARE” la mostra che ha voluto ricordare la storia della società di telecomunicazioni ITALCABLE cogliendo l’occasione del Centenario del suo primo atto operativo: la posa del cavo sottomarino tra l’Italia e il continente americano.
L’impresa non fu un’opera inedita, le maggiori potenze del tempo avevano infatti già da decenni iniziato a stendere i loro cavi nel mare. Questa nacque però sotto un impulso assolutamente innovativo: essere finanziata in larga parte con fondi raccolti dalla comunità degli emigrati italiani in Argentina, desiderosi di poter comunicare con la madrepatria su un canale diretto e quindi più economico.
Il capitale iniziale fu di ben 1 milione di lire.
Avvalendosi delle tecnologie più avanzate (dalla tipologia delle navi utilizzate per posare il cavo alla struttura costruttiva del cavo stesso) l’operazione si concluse in meno di 3 anni. Il punto di approdo sul territorio italiano fu Anzio, su un tratto di spiaggia sovrastato da una rupe di 15 metri d’altezza. La rupe fu perforata per far salire il cavo sino a un edificio in cui erano sistemati i relativi impianti elettrici per gestirlo.
Nell’edificio presero posto i primi addetti che dovevano tradurre i messaggi da impulsi elettrici a parole di senso compiuto e viceversa.
L’impresa non fu un’opera inedita, le maggiori potenze del tempo avevano infatti già da decenni iniziato a stendere i loro cavi nel mare. Questa nacque però sotto un impulso assolutamente innovativo: essere finanziata in larga parte con fondi raccolti dalla comunità degli emigrati italiani in Argentina, desiderosi di poter comunicare con la madrepatria su un canale diretto e quindi più economico.
Il capitale iniziale fu di ben 1 milione di lire.
Avvalendosi delle tecnologie più avanzate (dalla tipologia delle navi utilizzate per posare il cavo alla struttura costruttiva del cavo stesso) l’operazione si concluse in meno di 3 anni. Il punto di approdo sul territorio italiano fu Anzio, su un tratto di spiaggia sovrastato da una rupe di 15 metri d’altezza. La rupe fu perforata per far salire il cavo sino a un edificio in cui erano sistemati i relativi impianti elettrici per gestirlo.
Nell’edificio presero posto i primi addetti che dovevano tradurre i messaggi da impulsi elettrici a parole di senso compiuto e viceversa.
Da lì essi si collegavano all’intero territorio nazionale per inoltrare o ricevere il flusso dei telegrammi.
Il lavoro per costruire la mostra è stato ovviamente notevole. Ma l’entusiasmo e la partecipazione suscitata dal progetto ha reso tutto più facile.
Di questo CITTAINSIEME ringrazia in particolare:
Angela Brunelli, Anselmo Capponi, Armando Strambi, Carlo Vercelli, Flavio Siciliano, Flavio Vasoli, Francesca De Salvo, Francesco Igore, Franco Cochelli, Franco Di Gabriele, Giancarlo Di Mario, Giovanni D’Onofrio, Giuliano Castellari, Giusy De Giorgis, Gualtiero Rufini, Lorenzo Pedrazzini, Massimo Falcone, Maurizio Colantuono, Patrizio Colantuono, Pino Germani, Sandro Cammarata, Sergio De Angelis, Simona Macerollo, Vittorio De Leonardis
… oltre naturalmente tutti quelli che possono esserci sfuggiti in questa lista.
Il lavoro per costruire la mostra è stato ovviamente notevole. Ma l’entusiasmo e la partecipazione suscitata dal progetto ha reso tutto più facile.
Di questo CITTAINSIEME ringrazia in particolare:
Angela Brunelli, Anselmo Capponi, Armando Strambi, Carlo Vercelli, Flavio Siciliano, Flavio Vasoli, Francesca De Salvo, Francesco Igore, Franco Cochelli, Franco Di Gabriele, Giancarlo Di Mario, Giovanni D’Onofrio, Giuliano Castellari, Giusy De Giorgis, Gualtiero Rufini, Lorenzo Pedrazzini, Massimo Falcone, Maurizio Colantuono, Patrizio Colantuono, Pino Germani, Sandro Cammarata, Sergio De Angelis, Simona Macerollo, Vittorio De Leonardis
… oltre naturalmente tutti quelli che possono esserci sfuggiti in questa lista.
da GLI EMIGRANTI
di Edmondo De Amicis
Ecco il naviglio maestoso e lento
Salpa, Genova gira, alita il vento,
Sul vago lido si distende un velo,
E il drappello sgomento
Solleva un grido desolato al cielo.
Chi al lido che dispar tende le braccia.
Chi nell’involto suo china la faccia,
Chi versando un’amara onda dagli occhi
La sua compagna abbraccia,
Chi supplicando Iddio piega i ginocchi.
Addio, fratelli! Addio, turba dolente!
Vi sia pietoso il cielo e il mar clemente,
V’allieti il sole il misero viaggio;
Addio, povera gente,
Datevi pace e fatevi coraggio.
di Edmondo De Amicis
Ecco il naviglio maestoso e lento
Salpa, Genova gira, alita il vento,
Sul vago lido si distende un velo,
E il drappello sgomento
Solleva un grido desolato al cielo.
Chi al lido che dispar tende le braccia.
Chi nell’involto suo china la faccia,
Chi versando un’amara onda dagli occhi
La sua compagna abbraccia,
Chi supplicando Iddio piega i ginocchi.
Addio, fratelli! Addio, turba dolente!
Vi sia pietoso il cielo e il mar clemente,
V’allieti il sole il misero viaggio;
Addio, povera gente,
Datevi pace e fatevi coraggio.
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